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lunedì 21 marzo 2011

I quaderni del Sole

Ipertesto sull'energia, elaborato in collaborazione con l'ENEA, per far luce sulle energie pulite a scuola.
http://www2.educarsialfuturo.it/quadernidelsole/iquadernidelsole.swf

Il vetro

Maestri vetrai Venini Murano

http://www.venini.com/public/tecniche.htm

clicca : guarda i video delle lavorazioni

sabato 19 marzo 2011

Da Repubblica del 13/03/2011

"Da Chernobyl a oggi, la tecnologia migliora ma i rischi restano."

venerdì 18 marzo 2011

Ricerche in internet


Come faccio a trovare un’informazione in Internet senza rischiare di perdermi in un mare di miliardi di pagine web?

Certamente come dice il Professor Lorenzo Cantoni[1] mi possono aiutare: gli esperti e i motori di ricerca.
Nel libro “Il Patentino per navigare in Internet”questi motori di ricerca sono stati assimilati alle reti da pesca. Quindi trovare equivale a pescare. Si possono trovare pesci buoni e meno buoni e si può anche non pescare niente.
Navigare in Internet è divertente e utile, ma rischioso: si può venire in contatto con virus (squali) senza saperlo, si possono raccogliere informazioni non vere, si può perdere un sacco di tempo senza trovare un bel niente o si può credere di aver trovato qualcosa che in realtà non esiste (miraggio).
Si può navigare per ore e ore e infine perdersi (naufragio). Navigare, poi, richiede di conoscere adeguate regole di comportamento, la cosiddetta Netiquette per evitare la maleducazione[2].
A mio avviso la prima cosa importantissima che bisogna fare è quella che dice il Professor Cantoni: prendere confidenza con i motori di ricerca e le loro maschere di ricerca avanzata, che permettono di identificare alcuni parametri.
Esempio:
* Siti solo in una certa lingua
* Siti in una certa area geografica
* Documenti in un certo formato
* Solo immagini
* Solo blog
...
Altra cosa importantissima, che sottolinea sempre il Professor Cantoni, è la necessità di esercitarsi in ricerche dove è chiaro il criterio di decisione, il tema.
Ricerche dove il compito sia preciso in modo tale da poter sapere se l’obiettivo è stato raggiunto oppure no . Esercitarsi in contesti dove è più facile capire se veramente ho trovato quello che cercavo oppure se devo cercare ancora altrove. E’ certamente utile poi combinare gli esercizi sulla ricerca con gli esercizi sulla valutazione della qualità; quindi tra ciò che ho trovato, che è pertinente, rilevante per la mia aspettativa di senso in modo da costruire una gerarchia delle fonti non più come quella che fornisce il motore di ricerca ma che rifletta i parametri di qualità e contenuti che mi sono prefissato.
Utile anche il consiglio di Luisa Carrada, (autrice del libro “Scrivere per Internet” Milano, Lupetti, 2000 e curatrice del sito www.mestierediscrivere.com.): …”penso chela cosa migliore sia immergersi nella Rete stessa. Non si impara a scrivere senza leggere molto e non si impara a scrivere in rete senza navigare molto, annotando i siti che ci piacciono di più, cercando di capire perché, imitando (nel senso dell’ispirazione, naturalmente, non del plagio) le soluzioni che funzionano”[3].
Interessanti anche le parole di Bertschi-Kaufmann nel suo articolo:
“Internet - tanto importante quanto saper leggere e scrivere”
Navigare in rete diventa una tecnica culturale.
Saper navigare in rete non significa semplicemente premere un tasto che ci trasporta nel mondo virtuale, ma si tratta di un processo complesso che richiede una certa preparazione a bambini e giovani. Bertschi-Kaufmann descrive l'abilità di utilizzo dei computer e di internet come una nuova tecnica culturale che completa le cognizioni del leggere e dello scrivere. Il computer offre grandi possibilità, ma cela anche molti pericoli. Se siano le possibilità di un buon utilizzo le prime a presentarsi anziché i pericoli, è una questione didattica: «Il computer di per sé non limita la capacità di lettura. Tuttavia, l'utilizzo del PC in un ambiente senza stimoli e senza fini volti all'apprendimento della lettura può effettivamente avere delle conseguenze negative», spiega Andrea Bertschi-Kaufmann.
Ne può approfittare solo chi impara
Chi impara a utilizzare in modo proficuo il computer e internet può trarne un grande giovamento. Chi utilizza le risorse multimediali in rete senza possedere un background didattico e un training adeguati rischia di perdersi nei suoni e nelle immagini. Anche Andrea Bertschi-Kaufmann è consapevole del fatto che: «Si può rischiare di assorbire e di credere a tutto ciò che ci trasmette il computer, proprio come nel caso della televisione. I vari metodi di approccio ai "nuovi mezzi di comunicazione" sono già stati discussi in passato a livello scientifico e hanno sollevato il timore che il livello culturale si abbassi ancora di più.» Ciò significa che: i fruitori di internet competenti saranno in grado di acquisire sempre più cultura, mentre quelli senza preparazione verranno sempre più isolati ed esposti a grossi deficit nelle loro conoscenze. «La tesi riguardante il calo culturale causato dall'accesso non uniforme al sapere all'interno della società viene ancora dibattuta. Tuttavia molto di ciò che viene riscontrato nell'atteggiamento di bambini e giovani la conferma», secondo Bertschi-Kaufmann.
Questo è uno dei motivi per i quali gli insegnanti prendono sempre più in considerazione l'utilizzo di internet nel processo di apprendimento scolastico. Andreas Streiff, insegnante alle scuole medie e autore di programmi di apprendimento multimediali, è convinto che: «Il compito della scuola è quello di cercare di offrire a tutti le stesse possibilità di apprendimento. In questo modo, anche le persone svantaggiate avranno una possibilità in più. Non è compito dei genitori mettere un allacciamento a internet nella camera dei loro bambini»; per Streiff uno dei compiti principali della scuola è quello di insegnare ai bambini l'uso corretto del computer. «Prima o poi, il computer sarà indispensabile quanto la bicicletta.»[4]
 [1]  http://www.viddler.com/explore/lyonora/videos/6
 [2] http://www.patentino.sonda.it/

 [3] www.caffeeuropa.it/.../159scrivere-carrada.html
 [4] http://www.swisscom.com/GHQ/content/SAI/Internetanschluss/Medienkompetenz/Studien/Lesen_und_Schreiben.htm?lang=it



Laura Emanuelli (DOL modulo 2 LE NUOVE TECNOLOGIE, in "esercitazione seconda settimana")

mercoledì 9 marzo 2011

MR KILOWATT di Maurizio Melis Radio 24

Ragazzi di Terza,
vi segnalo questa trasmissione radiofonica.

IL PROGRAMMA
E' fin troppo facile prevedere che, tra i temi cruciali del XXI secolo, un ruolo di primo piano toccherà a quello della sostenibilità energetica. Per oltre 200 anni, dall'inizio della rivoluzione industriale ad oggi, tanto le tecnologie che i modelli di sviluppo sono stati elaborati su un presupposto che oggi mostra più di una incrinatura: la disponibilità di materie prime e combustibili fossili a basso costo. La trasformazione che ci attende, perciò, è estesa e profonda; ed è ormai cominciata. Nuove soluzioni tecnologiche emergono quasi quotidianamente e altrettanti sono gli eventi dedicati all'energia, divenuti ormai uno strumento di marketing. La politica è costretta a confrontarsi con questo tema, mentre il pubblico sta transitando dalla generica sensibilità al desiderio di ricevere informazioni puntuali: di capire, cioè, in che modo partecipare alla transizione. Le aziende hanno smesso di domandarsi come evitare di pagare il prezzo dell'efficienza, e iniziato a chiedersi come approfittarne. Mr Kilowatt vuole raccontare giorno per giorno questa trasformazione prestando grande attenzione all'attualità, dai casi di studio alle novità della ricerca; senza rinunciare ad analizzare le problematiche, le tendenze tecnologiche e di mercato, che segnano, non i giorni, ma certamente le stagioni di un panorama in rapido mutamento.

http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?dirprog=Mr Kilowatt

sabato 5 marzo 2011

MUSEI

Molti musei dedicano parte delle loro sale al mondo dell'energia:

MUSEO MA - A come ambiente, Torino
http://www.museoambiente.org/

MUSEO DELL'ENERGIA IDROELETTRICA di Valcamonica, Cegadolo (BS)
http://www.musil.bs.it/


CASA DELL'ENERGIA AEM, Milano
http://www.casadellenergia.it/

MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA Leonardo da Vinci, Milano
http://www.museoscienza.org/


MUSEO DELLA GEOTERMIA, Larderello (PI)
www.enel.it/attivita/energia/energia_da_vivere/musei

CITTA' DELLA SCIENZA, Napoli
http://www.cittadellascienza.it/

Gli occupati nelle energie rinnovabili

Fonte: Nosmina
(La Repubblica, 5 marzo 2011)
PER SAPERNE DI PIU':

venerdì 4 marzo 2011

I nuovi gasdotti dall'Est

...l'amministratore delegato dell' Eni Paolo Scaroni ha consegnato un documento al commissario europeo per l'Energia, il tedesco Günther Oettinger. Contiene la proposta di collegare tra loro tutti i gasdotti nazionali che esistono in Europa, in modo da creare una rete unica centralizzata, un European Trasmission System Operator. Ciò permetterebbe di razionalizzare la distribuzione del metano e consentirebbe di svincolare la distribuzione dalla dipendenza dei fornitori, siano essi la Russia, l'Algeria, la Libia. «Una misura — secondo Scaroni — che, unita ad altre, ci assicurerebbe tutto il gas di cui abbiamo bisogno quando e dove serve e a prezzi compatibili con la crescita economica».
(Danilo Taino, Corriere della Sera, 3 marzo 2011)

Chi punta sulle centrali

(La Stampa 3/03/'11 pag.10)

Le fonti a confronto

Elaborazioni su dati NEA/OECD, IEA,EURELECTRIC
 (La Stampa, 4/03/'11)

Il geologo Mario Tozzi ( La Stampa, 4 marzo 2011 pag. 15)


"No al nucleare perchè le scorie sono eterne"

Purtroppo nessuna delle ragioni addotte dai fautori del ritorno all'energia nucleare è soddisfacente.
Dico purtroppo, perché tutti vorremmo energia a buon mercato, innocua e infinita. Ma questo
non è certo il caso del nucleare. Abbiamo riserve di uranio per forse un cinquantennio, ma a patto
di non accendere nuovi reattori, altrimenti dureranno molto meno, magari meno degli altri combustibili
geologici (anche l'uranio lo è). Una centrale nucleare costa quasi 10 miliardi di euro, che potrebbero
essere meglio impegnati nel risparmio energetico e nella migliore efficienza: coibentare bene le abitazioni, per esempio, ridurrebbe le emissioni inquinanti di quel terzo dei consumi (che sono quelli domestici) di circa la metà, consentendo di non costruire nuove centrali di alcun tipo. E' come se avessimo una vasca in cui mantenere costante il livello dell'acqua nonostante si aprano dei buchi: conviene metterci altra acqua
oppure riparare i buchi? Poi c'è il problema non risolto delle scorie, che restano potenzialmente pericolose molto a lungo: in nessun posto al mondo si sa dove metterle per sempre. Infine nessuno sa quanto costa un kWh nucleare, perché tutti i costi esterni (dai possibili incidenti fino all’«inertizzazione» delle scorie) possono
essere calcolati soltanto a fine vita degli impianti e del combustibile, cioè fra alcune decine di migliaia di anni.
E certo non li pagheranno i costruttori, ma i cittadini. Compresi i contrari.

L'astronoma Margherita Hack (La Stampa, 4 marzo 20011 pag. 15)


"C'è bisogno dell'atomo ma senza facilonerie"
L’ Italia è quasi completamente dipendente dall'estero per le sue fonti energetiche. Oggi compriamo energia nucleare dalla Francia, dalla Svizzera, da tutti  Paesi confinanti. Se ci fosse un incidente in una di queste centrali, avremmo gli stessi danni senza averne avuto i benefici. Per il petrolio dipendiamo dalla Libia, dall'Ucraina, e sappiamo che il petrolio non è inesauribile. Molto più abbondante, ma anche molto più inquinante è il carbone, che presenta anche molti problemi di trasporto. Credo che dovremmo utilizzare
molto di più le energie rinnovabili, cosa che ora si comincia a fare, ma non ancora a sufficienza. Per esempio
le nuove abitazioni dovrebbero usare pannelli solari, obbligatoriamente, così come i nuovi edifici sono
obbligati ad aver un numero adeguato di posti auto. Inoltre le regioni dovrebbero dare incentivi a chi vuole
installare pannelli solari.Ma anche le energie rinnovabili presentano problemi, come i grandi spazi necessari per l'installazione di pannelli fotovoltaici, la mancanza di luoghi in Italia dove ci sia costanza di venti, come invece avviene nei Paesi baltici. Dovremmo anche intensificare al massimo la raccolta differenziata dei rifiuti,
e utilizzarne buona parte per il riscaldamento delle nostre città. Non credo però che le energie rinnovabili
siano sufficienti per i bisogni sempre crescenti delle industrie e che sia necessaria anche la costruzione
di alcune moderne centrali nucleari, dotate di automatismi tali da rendere impossibile l'errore umano, come
quello che provocò l'incidente di Chernobil. Resta il vero grande problema del nucleare, quello delle scorie
radioattive, un problema da affrontare con grande serietà, non con la solita faciloneria all'italiana. Se altri
Paesi l'hanno risolto, potremo risolverlo anche noi. Per esempio come fa la Francia, che di centrali ne ha
35, o la Svizzera che nel suo piccolo territorio montuoso ne ha cinque.

INTERVISTA di Luca Ubaldeschi (La Stampa, 3 marzo 2011)


UmbertoVeronesi, 85 anni, ha dedicato la vita alla lotta contro il cancro. E’ stato ministro della Sanità (dal 2000 al 2001) e senatore

 
Veronesi: senza nucleare l’Italia muore
"Per avere energia in futuro non ci sono alternative.
Voglio spiegare a tutto il Paese che è possibile costruire centrali davvero sicure e che tante paure sono ingiustificate".

Vista con gli occhi di Umberto Veronesi, la questione del ritorno all’atomo è estremamente semplice.
"Senza il nucleare l’Italia muore. Tra 50 anni finirà il petrolio, tra 80-100 il carbone, seguito poi dal gas.
 Altre fonti non saranno sufficienti a fornire l’energia di cui abbiamo bisogno. Il risultato? Non avremo la luce, non potremo far funzionare i computer o i frigoriferi e neppure far viaggiare i treni. Se lo immagina?».
Se questa è la (apocalittica) premessa, non è difficile capire perché il medico più famoso d’Italia, a 85 anni,
abbia deciso di abbandonare il Senato e accettare la presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare.
L’incarico - c’è da scommetterci - porterà con sé una cospicua dote di polemiche, ma Veronesi non ha dubbi che il piano possa realizzarsi senza pericoli per le persone e l’ambiente.
Professore, recenti sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è contraria al nucleare. Non la preoccupa andare controcorrente?
«No, anzi, la conflittualità mi stimola. Sono abituato ad affrontare problemi scabrosi. L’importante è essere
sicuro che la scelta che faccio sia moralmente corretta».
E in questo caso lo è?
«Assolutamente sì. Come oncologo conosco molto bene le radiazioni e i modi per proteggere i pazienti.Voglio dedicare i prossimi anni ad assicurare i cittadini che non corrono rischi».
Conoscerà altrettanto bene le contestazioni mosse dal fronte degli oppositori, vero?
«Guardi, ci sono essenzialmente tre problemi per quanto riguarda un reattore nucleare. Primo, garantire la
sicurezza nel funzionamento ordinario, obiettivo non difficile. Poi c’è la questione delle scorie e mi creda,
nessuno mai al mondo è morto per inquinamento da scorie. Infine c’è il fattore umano, la possibilità di poter disporre di personale qualificato è fondamentale. Basta pensare che i due grandi incidenti nelle centrali nucleari hanno avuto una caratteristica comune: sono dipesi da errori umani. E’ stato così a Three Mile Island, negli Usa, come a Cernobil».
Quel nome, Cernobil, a distanza di 25 anni agita ancora negli italiani incubi difficili da scacciare.
«Lo so, ma so anche che Cernobil è qualcosa che non potrà più accadere. Là era tutto sbagliato. C’era una
macchina vecchia, pensata per usi militari, non civili. Si decise di fare un esperimento, vera follia in una
centrale. E il direttore dell’impianto non era un esperto di nucleare».
Con questo che cosa vuol dire?
«Che poiché il fattore umano è cruciale, la mia attenzione maggiore sarà formare personale adeguato dal
punto di vista tecnico, scientifico, ma anche psicologico, perché sappia far fronte alla pressione».
Ma dopo un quarto di secolo lontano dal nucleare, l’Italia ha il bagaglio di conoscenze necessarie?
«Due aspetti mi confortano. In primo luogo che abbiamo mantenuto viva la ricerca e centri come quello di Casaccia, vicino a Frosinone, sono all’avanguardia. Poi il fatto che partire da zero ci consente di usare le tecnologie più moderne e il tempo necessario a impiantarle ci darà modo di creare le competenze per usarle al meglio».
C’è chi sostiene che le tecnologie scelte dall’Italia per le nuove centrali rischino di risultare superate una volta che gli impianti entreranno in funzione. Come risponde?
«Ma noi non abbiamo ancora fatto una scelta definitiva, per cui l’obiezione non è fondata. E poi, una centrale
è studiata per durare da 60 a 100 anni. Se anche ne trascorrono 10 per averla operativa, certo non potrà essere considerata vecchia».
Torniamo al primo problema che lei ha sollevato, il funzionamento del reattore. Gli ambientalisti ripetono che, pure in condizioni di normalità di un impianto, ci sono piccole dispersioni che creano conseguenze per la salute. E’ vero?
«E’ un’invenzione assoluta. Non esce nulla. Meglio, esce dell’acqua, che può avere minime quantità di radiazioni, ma molto inferiori anche rispetto al livello di legge. Non crea problemi».
Resta la delicatissima questione delle scorie e di come smaltirle. Quando nel 2003 il governo individuò Scanzano Jonico come sede del deposito nazionale, ci fu una sollevazione popolare. Come pensa di affrontare questo aspetto?
«Il discorso è complesso, provo a ridurlo all’essenziale. Solo una piccola parte delle scorie richiede
millenni per depotenziarsi completamente. Vanno messe in sicurezza, e ci sono le soluzioni per farlo, dentro
una montagna o a grandi profondità. Al tempo stesso, si stanno affinando tecniche per renderle innocue più in
fretta. Soprattutto, l’Italia potrà non avere depositi di scorie pericolose».
In che senso?
«Si tende a individuare un unico sito per Continente. In Europa ci sono tre soluzioni allo studio, tutte fuori dai
nostri confini. Ma il punto vero è che le scorie sono sì un problema serio e costoso, ma non devono
spaventare. Non si sorprenda se dico che c’è più radioattività in un ospedale. O ancora, lo sa che c’è
uranio anche in un bicchier d’acqua?».
Ma tra un bicchier d’acqua e una centrale esiste una bella differenza. La realtà è che c’è ancora paura fra la gente. Questo non conta?
«Ho trascorso la mia vita a combattere le paure ingiustificate. Soltanto 40 anni fa in Italia c’era ancora il timore a usare il forno a microonde, per non dire di quando cominciò a girare la storia che il pane congelato in freezer fosse cancerogeno. Assurdità, lo sappiamo. Ma voglio dire che spesso la paura è frutto di ignoranza. Sono timori vaghi, confusi, sui quali giocano alcuni movimenti politici. Il risultato? Non si possono usare gli Ogm, non si fa la Tav, si bloccano i termovalorizzatori...».
Mentre lei non ha dubbi che la soluzione del nucleare sia sicura.
«Certo. Guardiamo che cosa succede nel mondo. Tutti i Paesi puntano sul nucleare. La Cina ha previsto 120
centrali, l’India 60, la Francia ne ha 62, il programma svizzero ne contempla 8 per 8 milioni di abitanti. Capisce? E ancora: scommettono sul nucleare Paesi di cui si parla meno, la Lituania, la Slovacchia, l’Armenia. Ma lo sa che anche in Medio Oriente, nella culla del petrolio, hanno imboccato questa strada? Gli Emirati Arabi hanno ordinato 4 reattori, tanti quanti è previsto ne abbia l’Italia. Possibile che siamo noi i più intelligenti a opporci?».
Le fonti rinnovabili non possono essere un’alternativa?
«Sarebbe bellissimo, ma dobbiamo intenderci. Dalle biomasse può arrivare l’1-2% del fabbisogno italiano,
così come dalla geotermica. L’idroelettrica è praticamente già al massimo. L’eolica? Procede, ma abbiamo
poco vento e bisogna pensare anche al paesaggio e al turismo. E se comunque, per assurdo, riempissimo la
penisola di pale, arriveremmo a coprire il 10-15%. Resta il solare, io sto giusto mettendo un impianto nella
mia casa in campagna. Ma è questa la dimensione, va bene per le famiglie, non per una grande fabbrica».
Il nucleare evoca anche scenari militari. Lei, che da anni si batte per il disarmo, non si sente un po’ al centro di una contraddizione?
«Per nulla. Lavoro per usare l’atomo a fini di pace. Nel mondo ci sono già oggi 30 mila testate nucleari, non
c’entrano con la scelta di realizzare un impianto per produrre energia».
Una centrale agita anche il rischio terrorismo. E’ d’accordo?
«E’ chiaro che servono contromisure, ma non credo sia un pericolo reale pensare a qualcuno che si impossessa di materiale nucleare per costruire una bomba. Troppo difficile».
Lei, pur non essendo iscritto, è stato eletto nelle fila del Pd, un partito contrario al nucleare. Ha provato imbarazzo per questa diversità d’opinione?
«Difendo le mie posizioni di uomo di scienza. So che nel Pd c’è chi ha idee diverse, lo rispetto, ma restiamo distanti. Comunque, non è per questo che mi sono dimesso da senatore».
Così come nel 1987, c’è ancora un referendum che può bloccare il nucleare in Italia. Teme il voto?
«Le rispondo con una battuta. Se dovessero prevalere i contrari, io avrei più tempo libero per dedicarmi alla
famiglia e ai miei interessi. Peccato che a rimetterci sarebbe il Paese».

Energia (classi terze)

Argomenti che tutti i gruppi devono trattare:
  • Energia (che cos'è, definizione)
  • Fonti e forme di energia (esauribili, rinnovabili)
  • Combustibili: legna, carbone, uranio, petrolio, metano
  • Combustibili del futuro: biodiesel, bioetanolo, idrogeno
  • Energia elettrica
Argomenti assegnati a ciascun gruppo (un argomento per gruppo):
  • Energia nucleare
  • Energia eolica
  • Energia idroelettrica
  • Energia solare
  • Energia geotermica - Biomasse
Tutti i gruppi devono considerare per questi argomenti:
  1. Rassegna stampa
  2. Impatto ambientale (inquinamento)
  3. Situazione in Italia e nel resto del mondo

lunedì 14 febbraio 2011

ACQUA PUBBLICA (articolo "La Stampa" del 14/02/2011 pag.16)


NELLA CAPITALE BOLLETTE AUMENTATE DEL 35% IN DIECI ANNI

Berlino dice “nein” all’acqua privatizzata
Passa il referendum che chiede il ritorno al controllo pubblico

ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO

Berlino si prepara a far ritorno all'acqua pubblica. Un referendum
che punta in ultima istanza ad annullare la
privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi
idrici si è concluso ieri con un trionfo dei sì: ne servivano
almeno 616.571, ne sono arrivati 665.713. Un risultato
che ha sorpreso gli stessi promotori. In serata, nel tendone
da circo a due passi dal vecchio tracciato del Muro
che hanno affittato per seguire i risultati, si contavano più
giornalisti che sostenitori del referendum. «Ci speravo,
ma nonme l'aspettavo più vista la scarsa affluenza in mattinata»,
racconta Andreas Fuchs, il cassiere del comitato
referendario. «È la prova che si può fare molto anche
con pochi mezzi», aggiunge, ricordando che il comitato disponeva
di appena 12mila euro ottenuti dalle donazioni. A
titolo di paragone: gli organizzatori del referendum sulla
religione a scuola, fallito due anni fa, avevano raccolto centinaia
di migliaia di euro. «Un bene essenziale come
l’acqua non può essere fonte di profitto, vogliamo che torni
in mano pubblica» gioisce il portavoce del comitato,
Thomas Rudek. «È un segnale anche per voi in Italia», si
inserisce la sua collega Dorothea Härlin.
Il referendum chiedeva di pubblicare integralmente il
contratto con cui nel 1999 il Land di Berlino vendette alle
società RWE e Veolia il 49,9% dell'azienda dei servizi idrici
comunali (Berliner Wasserbetriebe). Stando a Rudek, dal
2001 le tariffe dell'acqua sono salite del 35% e oggi sono tra le
più alte in Germania. A Berlino un metro cubo d'acqua costa
5,12 euro, a Colonia 3,26. Su pressione dei promotori,
il Comune ha pubblicato a novembre circa 700 pagine
del contratto di privatizzazione parziale: da esse emerge
che la città ha garantito alti margini di guadagno a RWE e
Veolia. Non solo, ma dal 1999 al 2009 RWE e Veolia hanno
incassato più utili di Berlino (1,3 miliardi contro 696 milioni),
e questo sebbene la città- Stato detenga il 50,1% della
Berliner Wasserbetriebe. Secondo indiscrezioni stampa,
nel 1999 vennero firmate altre cinque intese i cui contenuti
sono ancora oggi segreti. Ora il parlamento del Land dovrà
votare una legge sulla pubblicazione integrale del contratto
di privatizzazione. In caso di rifiuto il comitato referendario
è pronto a fare ricorso. Il suo obiettivo ultimo resta
però quello di riportare interamente la BerlinerWasserbetriebe
nelle mani pubbliche. Evitando al tempo stesso di replicare
quanto è successo nella vicina Potsdam, dove la società
di gestione dei servizi idrici è stata rimunicipalizzata
dieci anni fa ma i prezzi sono aumentati e oggi un metro
cubo d'acqua costa più che a Berlino: 5,82 euro.
Sabato il governo cittadino aveva dichiarato inutile la consultazione.
Ieri sera il sindaco Klaus Wowereit ha provato a
contenere i danni. L'esito conferma la nostra politica, ha
spiegato. Berlino è infatti in trattative con RWE per riacquistare
la sua quota nella Berliner Wasserbetriebe.